Nuovi provvedimenti per l'industria cinematografica: il "Tax Credit"

Il provvedimento più atteso e, almeno in linea di principio, più condiviso trasversalmente sia tra i banchi parlamentari che tra i soggetti dell’industria cinematografica inserito in Finziaria 2008 è il Tax Credit. Ormai da molti anni nei paesi europei a forte propensione di consumo cinematografico gli aiuti di stato (ammessi dall’UE grazie alla cosiddetta “eccezione culturale”) si sono via via tramutati da contributi a forme di incentivazione fiscale. Virtuosa era stata l’esperienza inglese fino a qualche tempo fa, quando si è arrivati all’abuso da parte delle società di produzione che contabilizzavano valori eccessivi e presunte perdite che portavano a crediti verso il fisco vertiginosi!

Gian Marco Committeri dello Studio Tonucci&Partners ha condotto un’analisi sui migliori strumenti di incentivazione fiscale per il mondo cinematografico nazionale che è stata presentata al convegno ABI “La Finanza del cinema tra il pubblico ed il privato “ nel luglio scorso. E’ emerso che, visto l’esiguo valore dei fatturati e soprattutto dei margini delle nostre aziende nonché la loro bassa capitalizzazione, lo strumento più efficace sarebbe stato il credito d’imposta. La finanziaria raccoglie questo invito e lo dettaglia nell’articolo 7. Tale credito potrà compensare debiti con l’erario in termini di IVA, IRAP, oneri sociali o ritenute fiscali.

Si differenziano 2 categorie di soggetti verso i quali rivolgere l’attenzione: le aziende con partita iva fuori dal mondo del cinema (il cosiddetto Tax Shelter Esogeno) e quelle dell’industria cinematografica nazionale (Tax Shelter Endogeno). Tra queste ultime possiamo individuare 3 sotto categorie che hanno diversi incentivi: società di produzione, di distribuzione e di produzione esecutiva o post-prouzione. Non sono comprese nel testo le persone fisiche.

Per quello che riguarda le aziende non del settore cinematografico potranno effettuare investimenti fino ad un massimo di 2,5 milioni di euro per periodo fiscale avendo un credito d’imposta del 40%. Il tipo di contratto sarà di “associazione in partecipazione” per opere cinematografiche che abbiano la nazionalità italiana secondo i criteri del MiBAC. La quota associativa non potrà comunque superare il 49% (per far mantenere il controllo del progetto alla casa di produzione) ma la percentuale degli utili potrà arrivare fino al 70%. Questo dovrebbe incentivare a rischiare capitali nell’industria cinematografica da parte di aziende esterne.

Altro vincolo, ma questa volta per le aziende di produzione che ricevano tali capitali, è che l’80% dell’ammontare del credito d’imposta dell’investitore esterno sia speso in territorio nazionale.

Il credito di imposta previsto per la società di produzione è del 15% per periodo d’imposta, fino ad un massimo (totale cumulato di tutti i progetti della società) di 3,5 milioni di credito annuo (pari a 23.333.333 euro di investimenti complessivi).

Per la distribuzione, solo per il territorio italiano, le quote di tax credit cambiano a seconda si parli di opere che hanno ottenuto l’Interesse Culturale Nazionale dal Ministero (15% fino ad un massimo di 1,5 milioni l’anno), solo la nazionalità italiana (10% fino ad un massimo di 2 milioni l’anno) o si operi una produzione associata secondo le medesime regole del Tax Shelter Esogeno (20% fino ad un massimo di 1 milione d’euro l’anno).

Quest’ultima possibilità vale anche per gli esercenti cinematografici, che così potranno entrare nella produzione delle opere che loro stessi poi vanno a commercializzare al pubblico.

Agli esercenti è offerta anche la possibilità di un credito del 30% (fino ad un massimo di 50.000 euro l’anno) per l’acquisto di impianti digitali per ammodernare le sale.

Per ultime le società che operano produzione esecutiva, ovvero quelle che ricevono l’appalto della realizzazione pratica di un film, o le società di post-produzione (le così dette industrie tecniche).

Queste potranno avere un credito d’imposta del 25% della singola commessa di opera filmica (fino ad un massimo per opera di 5 milioni di credito) purchè si tratti di committenti stranieri che realizzino film, o parti di essi, sul territorio nazionale e con maestranze italiane. Questo dovrebbe permettere alle nostre aziende di fare prezzi più competitivi verso le produzioni internazionali ed attirarle così in Italia.

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